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Swinburne, Algernon Charles.

Poeta inglese. Proveniente da una famiglia di antica nobiltà, che gli trasmise la passione per la cultura francese e italiana, trascorse l'infanzia nel Northumberland e nell'Isola di Wight: quest'ultima, in particolare, infuse in lui l'amore per il mare, che lo accompagnò per tutta la vita come uno dei principali motivi di ispirazione poetica. Nel 1849 iniziò a studiare a Eton e, da qui, passò nel 1857 al Baliol College di Oxford; nel 1860 abbandonò gli studi. Compose la sua prima tragedia, L'infelice vendetta, ancora adolescente, forse ispirandosi all'atmosfera cupa e rigida che regnava a Eton, dove si praticava la flagellazione: si tratta infatti di un fosco dramma esemplato sul teatro elisabettiano, nel quale già emergevano alcuni tratti distintivi della personalità poetica di S. quali, ad esempio, l'inclinazione al masochismo e alla violenza. A Oxford aderì alla società studentesca Old Morality (così chiamata dal titolo di un romanzo di W. Scott), tra i cui membri, ardenti sostenitori dei nazionalismi europei, il suo temperamento ribelle, incostante e inquieto trovò modo di manifestarsi. Allo stesso tempo si avvicinò alla maniera estetizzante dei preraffaelliti D.G. Rossetti e W. Morris, con i quali strinse una solida amicizia. Entusiasmatosi per i moti rivoluzionari ungheresi e italiani, espresse il suo desiderio di libertà nell'Ode a Mazzini, composta negli anni 1856-57 e pubblicata solo nel 1909. Tra il 1858 e il 1865 si dedicò prevalentemente alla drammaturgia, componendo una serie di testi teatrali caratterizzati da un sottile gusto della perversione e da una spiccata inclinazione all'edonismo e all'erotismo esasperato. Tra questi vanno annoverati il dramma Ridi e coricati (1858-59), mai dato alle stampe, la tragedia di soggetto storico La regina madre e Rosmunda (1860), in cui elementi del teatro elisabettiano si fondono con influssi romantici e motivi sensuali, e, infine, le tragedie Atalanta in Calidone (1865) e Chastelard (1865), incentrate sui miti dell'antichità classica la prima, e sulle vicende drammatiche della storia nazionale la seconda. Nel frattempo S. aveva visitato l'Italia e la Francia (1861-62) e, al suo ritorno a Londra, si era innamorato della giovane Jane Faulkner (1862): questo amore infelice gli ispirò una delle sue liriche più belle, Il trionfo del tempo, che fu poi inclusa nella prima serie della raccolta poetica Poemi e ballate (1866), i cui versi costituiscono un inno al vizio e alla voluttà. Nel 1866 si legò sentimentalmente alla cavallerizza Adah Menken, con la quale visse un periodo di grande serenità e normalità, al di fuori degli aloni scandalistici procuratigli dalla fama di poeta incline all'erotismo, al vizio e alla sensualità. Ben presto, tuttavia, gli interessi politici e l'ardore per la causa repubblicana, rianimati già in precedenza da un nuovo soggiorno in Italia nel 1864 e dalla conoscenza dello scrittore inglese e ardente rivoluzionario W.S. Landor, ebbero di nuovo il sopravvento: nel 1867, infatti, S. ebbe un incontro diretto con Mazzini che, investendolo del ruolo di poeta vate della libertà, gli ispirò il ditirambo Canto all'Italia (1867) e i Canti antelucani (1871), incentrati in massima parte sui moti risorgimentali italiani. Seriamente minato nella salute a causa della vita sregolata, S. si affidò alle cure dell'amico Theodore Watts-Dunton, che lo ospitò nella sua villa di Putney, a Londra, dove rimase fino alla morte. All'ultimo periodo della sua vita risale la composizione di numerose opere, assai varie per genere e ispirazione. Ricordiamo, in particolare, le tragedie Bothwell (1874), Maria Stuarda (1881) e Marino Faliero (1885), esemplate sugli antichi drammi storici inglesi, la seconda e la terza serie dei Poemi e ballate (1878 e 1889), il poema cavalleresco Tristram of Lyonesse (1882), le raccolte di versi Astrophel and other poems (1894) e A Channel passage and other poems (1904) e, infine, i saggi di critica letteraria Saggi e studi (1875), Studio su Shakespeare (1880), Studio su Victor Hugo (1886), Charles Dickens (1902), L'età di Shakespeare (1908). Nella produzione di S. sono rintracciabili svariati influssi: oltre a quelli del teatro elisabettiano, della tragedia greca, dei romantici e dei preraffaelliti, vanno menzionati quelli dei parnassiani, dei simbolisti (soprattutto Ch. Baudelaire) e dell'opera del marchese de Sade (Londra 1837-1909).